Non esiste studente che non abbia provato un brivido di terrore all’idea di dover ricordare tutte le vicende, gli scontri, le alleanze di un giorno e i nomi dei protagonisti del periodo che seguì la morte di Alessandro Magno (323 a.C.). È un capitolo della storia greca oggettivamente difficile: alla figura gigantesca di Alessandro, che da solo era stato in grado di risucchiare tutti gli eventi sotto il suo nome, succedono tanti altri personaggi, noti e meno noti, che di Alessandro avrebbero voluto avere lo stesso carisma e lo stesso potere, ma tra i quali il più fortunato riuscirà a riservarsi solo un cantuccio dell’immenso impero conquistato da quel giovane partito da Pella a soli 22 anni. Sono questi personaggi, con le loro fragilità e i loro punti di forza, i protagonisti dell’ultima monografia di Omar Coloru. Il regno del più forte prende le mosse dal giorno della morte di Alessandro e dalle contese per la successione che nacquero fin da subito tra i suoi compagni, e si ferma alla battaglia di Curupedio (281 a.C.), in cui Lisimaco, l’ultimo grande ufficiale di Alessandro ancora in vita, perse la vita sul campo: è il periodo detto dei “Diadochi” (cioè dei ‘successori’), l’ingarbugliato e sanguinoso preambolo alla storia ellenistica vera e propria. Anzi, è proprio in quei decenni concitati che si gettarono le basi per la definizione di una nuova idea dell’autorità monarchica, che tanta fortuna avrà nei secoli successivi. L’opera di Omar Coloru abbandona il classico impianto cronologico ed evenemenziale e privilegia un assetto tematico, dedicandosi alle varie declinazioni della forza e alla natura dei rapporti di potere nella stagione dei Diadochi. I contendenti per l’impero di Alessandro sono uomini forti – o almeno così vogliono apparire –, «signori della guerra», spregiudicati strateghi il cui carisma e la cui capacità di affermazione rappresentano i nuovi e unici criteri di legittimazione. In questo contesto, anche chi formalmente poteva vantare maggiori diritti al trono (come i figli di Alessandro o suo cugino Filippo Arrideo) poteva ritrovarsi paradossalmente in una posizione di debolezza: tutti i pretendenti legati da vincoli di sangue ad Alessandro verranno sacrificati al diritto del più forte. Questi «forti» sono al centro del primo e del terzo capitolo del saggio, rispettivamente dedicati ai primissimi scontri nati a Babilonia già nella sala dove Alessandro spirò e alle strategie del terrore messe in campo dai Diadochi per prevalere l’uno sull’altro. Il secondo capitolo è il più ampio ed è invece interamente incentrato sui personaggi “deboli” di questa storia, sebbene la loro sia una debolezza assai relativa, spesso legata non a difetti di volontà o di capacità, ma piuttosto a una condizione di svantaggio esterna: una condizione anagrafica (la minore età dei figli di Alessandro), medica (il probabile ritardo mentale di Filippo Arrideo), etnica (la nascita greca e non macedone del prode Eumene di Cardia) o di sesso. Riguardo a quest’ultima, un’ampia sezione si occupa delle numerose donne che ebbero un qualche ruolo nelle vicende di quegli anni: regine e principesse, spose, madri o sorelle degli uomini immancabilmente protagonisti delle fonti antiche a nostra disposizione. È questo il primo periodo della storia greca in cui le donne intervengono sugli eventi da una posizione di potere, arrivando addirittura a condurre due eserciti in battaglia in quella che non a caso è passata alle cronache come la “Guerra delle regine” (Olimpiade da una parte, Euridice dall’altra). Anche in questo l’era dei Diadochi apriva la strada al mondo ellenistico, quando la figura della monarca donna non sarà più relegata all’immaginario mitico delle Amazzoni o a quello esotico delle sovrane barbare, ma rappresenterà una nuova e importante componente nell’articolazione del potere regale. 

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